Life is a laugh.


Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither while they pass, they slip away across the universe.

Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,
they tumble blindly as they make their way across the universe.

In the depth of winter, I finally learned that there within me lay an invincible summer.

lunedì 19 ottobre 2009

Trentotto.

I don't feel like writing.
..E' come essere in alto mare.
In qualche modo ci sei arrivato, no? Come? Su di un materassino.
Hai viaggiato su di un materassino gonfiabile.
Hai pure faticato, per trovarti ora in alto mare.
Proprio come quando sei sopra a questo dannatissimo materassino, e ti buttano giù, in acqua.
Un secondo prima eri asciutto, eri calmo, con il calore del sole sulle spalle. Un secondo dopo sei nell'acqua salata, il freddo ti rincoglionisce e non capisci più un cazzo. E tutto quello che fai è cercare quello stupido materassino: unica possibilità di salvezza. Lo trovi. Lo trovi e ti ci attacchi morbosamente, non lo molli più, lo abbracci.
La tua vita in mano ad un materassino gonfiabile. E' così, no?
Lo stupore della scoperta di una brutta notizia, trovarsi improvvisamente nel luogo dove si voleva arrivare per accorgersi che non è come lo immaginavi.
Volevi la libertà, l'acqua sotto di te a cullarti ed il sole sopra a riscaldarti. E invece, dove sei?
In alto mare. Delusa, bagnata, salata. Sali ancora sul tuo materassino con una sola domanda in testa. La solita.
Perchè?
Perchè le mie aspettative sono state deluse?
Perchè niente è andato come doveva?
Perchè sono venuta fin qui?
Perchè ho faticato per arrivare qui, e ora sono solo più triste di prima?
Questa è la libertà?
La libertà tanto agognata nei tempi passati, tanto rivendicata tutt'oggi?
Perchè fai sempre lo stesso errore. Non confondere solitudine con libertà.
E ora? Cosa sei? Solo, o libero? Forse tutt'e due.
Ma si può essere liberi, quando si è soli?
Libero di cosa?
Libero di fare quello che vuoi. All'interno del tuo stupido materassino.
Libero di pensare quel che vuoi. Di esporre i tuoi pensieri. Ma a chi? Al mare?
L'oceano, che ti ha sempre affascinato così tanto, improvvisamente diventa il guardiano della tua stessa prigione. Pensavi di essere libero. Sei ancora incatenato. Solo che, adesso, sei anche solo.
Cosa ci hai guadagnato? Si dice che dagli errori s'impara.
Io, da questo viaggio, ho imparato solo che le mie aspettative sono sempre troppo alte.
E, come al solito, l'ho capito troppo tardi.
L'ho capito adesso, che sono in alto mare.



PS.
Questa cosa, che, come al solito, non so come chiamare o definire, è stata scritta in realtà nel mio Aprile 2008. Ho deciso di pubblicarla qua perchè mi era tornata in mente parlando di tutt'altro con un mio amico. E basta.

2 commenti:

giardigno65 ha detto...

non è vero che ci si perde sempre in alto mare ... a volte serve un naufragio

Maska ha detto...

"A volte percepiva, nella profondità dell'anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch'egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch'erano un mero gioco, che certamente era lieto e talvolta provava gioia, ma che tuttavia la vita vera e propria gli scorreva accanto senza toccarlo. Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell'essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore

No reason why

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