Life is a laugh.


Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither while they pass, they slip away across the universe.

Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,
they tumble blindly as they make their way across the universe.

In the depth of winter, I finally learned that there within me lay an invincible summer.

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martedì 7 giugno 2011

Ottantaquattro.

stupidità
Fortuna o sfurtuna, sempre di loro si tratta, qualsiasi sia l'argomento o la conversazione o il trattato alla fine si arriva sempre a lei - vox media per eccellenza.
La gemella buona e la gemella cattiva..
Allo stesso modo anche la genetetica: non va molto oltre la casistica, il calcolo di probabilità, studio delle possibilità eccetera eccetera.
Così i geni sono questione di fortuna, o di sfortuna sempre, e cosa ti è capitato non dipende da niente al di fuori di queste. Queste due stronze. Perchè alla fine solo stronze sono.

Enella grande abbondanza di cattive qualità di cui è fornito il mondo, dell'enorme quantità di difetti esistenti, a me, proprio questo!
Avrei potuto avere le gambe storte, le dita tozze, il naso a patata, le cosce grosse, i capelli grigi.
Avrei potuto essere timida, testarda, frivola, ordinata, meschina, ninfomane, obesa.
E invece no!
Stupida dovevo nascere!

giovedì 28 aprile 2011

Ottantatrè.

Sono barocca, di fatto, l'opposto della semplicità; ho ghirigori dappertutto, sono pesante come il velluto rosso e il colore oro; non noiosa ma stucchevole, esagerata silenziosamente, e mai abbastanza; una parola in più, sempre una di troppo; queste sono le variazioni ritmiche di me.
Goffa e piena, strabordante, straripante, straparlante, stranamente.

domenica 17 aprile 2011

Ottantadue.

viaggio fisico mentale
non so, un viaggio da sola..
allo stesso tempo vorrei e non vorrei mai farlo.
io voglio avere qualcuno con me, sempre,
ma il viaggio è una cosa molto personale.
le mete, i tempi, i posti, le cose da vedere..

è impossibile trovare una persona che sia d'accordo con te su tutti i dettagli che comporta un viaggio.

mi allontano un attimo e guardo il quadro un po' più intero, da lontano, il disegno generale, sai, il quadro grande.
le mete, i tempi, i posti, le cose da vedere. Poi tutte quelle da fare, da comprare, da cercare, da lasciare.
boh.

è possibile trovare una persona che sia d'accordo con te su tutti i dettagli che comporta una vita?




sabato 16 aprile 2011

Ottantuno.

Tr.anslation Tr.ouble
In inglese c'è un tempo verbale, quella che noi chiamiamo la forma in -ing, che corrisponde grosso modo al nostro gerundio. Grosso modo!
Non è precissimo non per il significato che ha il gerundio, ma per l'uso che noi ne facciamo; il gerundio è il nostro "mentre".
Parlando ascolto la musica.
Mentre parlo ascolto la musica.

In inglese la forma in -ing ha un'immediatezza in più; l'azione non si sta svolgendo solo adesso nel senso di "nel frattempo", ma proprio in questo istante.
Ora.
E non tra un secondo, e non un secondo fa.
Adesso.

Così quando una cosa è complessa e confusa e intricata, loro dicono una cosa per cui li invidio tanto.
IT'S NOT MAKING ANY SENSE.
Che noi traduciamo con un banale "non ha senso"
ma non è proprio così.

Non sta avendo alcun senso.
NON STA AVENDO NESSUN SENSO!

martedì 1 giugno 2010

Sessantatrè.

movimento
corri salta balla vola urla scalcia ruota fuggi tira torna forza spingi piangi stop
fermati
ti prego fermati



Mi spiace per la risoluzione schifosa.
Anche la mia macchina fotografica è stanca.

giovedì 13 maggio 2010

Sessantadue.

(e la formula chimica del latte?)
C'è una puntata di Grey's Anatomy in cui loro due sono innamorati e adesso che vivono insieme lui è stravolto perchè lei russa terribilmente impededogli di addormentarsi.

Distunguere.
Il semplice dal banale, il liberty dal roccoccò, un muro da una linea, il dolore dalla paura, l'acido dalla base e dall'acqua. Anfitropica.
"Anfitropico" è un termine chimico che definisce quei liquidi che possono essere sia acidi sia basici.
Insomma, in una reazione questi possono essere acidi oppure no.
Tutto dipende dall'altro reagente.

Ecco, penso di essere una sostanza anfitropica.
Ero quasi sicura d'essere basica fino a poco tempo fa.
Ma alla fine tutto dipende dall'altro reagente.

E' sempre una questione di chimica.

E poi adoro la fine di quella puntata di Grey's Anatomy, dove lui arriva a casa e trova sul cuscino dei tappi di cera, se li infila nelle orecchie e sorride, e l'abbraccia mentre lei sta già dormendo, ed è così bello che vorrei esserci io lì.
(V-H2O)


venerdì 2 aprile 2010

Sessantuno.

Metto a fuoco il mondo (con un accendino)
Cacchio volevo farvi un super-pesce d'aprile ma mi sono accorta solo adesso che aprile è già arrivato.
E oggi è troppo tardi perchè è il 2!
Accipicchia!

Gli anni mi stanno scivolando addosso noiosi e tutti uguali; vorrei sentirmi più grande, o forse più giovane, o forse più matura rispetto all'aprile scorso e invece mi trovo ogni volta identica a me stessa.
Vorrei un progresso; vorrei un miglioramento nelle mie foto e nel mio modo di scrivere, una crescita nel modo in cui sono trattata dalla mia famiglia, un'evoluzione nelle mie conoscenze, un incremento nelle mie esperienze - siano queste stupide o furbe.
Vorrei non aver bisogno di un documento scritto per testimoniare la mia crescita.
Non mi interessa diventare adulta nel senso di compiere 18 anni per poter guidare o dire "guarda, sono grande!"; le uniche cose che davvero agogno, che davvero invidio in chi ha più anni di vita dietro, sono la libertà totale e il non dover rendere conto a nessuno.
Sono due cose che si schiacciano tra loro alla mia età.
Perchè devo sempre dire quello che faccio prima di farlo, e questo mi toglie un po' di respiro libero.
E perchè allora posso o dire o fare quello che voglio. Solo una delle due cose.
Per fare quello che voglio non posso dirlo, se lo dico non lo posso fare.

Odio la famiglia stile Mulino Bianco.
E odio mia madre quando tenta di convincersi che siamo così anche noi.



lunedì 29 marzo 2010

Sessanta.

Claustrofobia
Ho bisogno di
una scintilla
Chi
mi blocca

Voglio una
respirazione bocca a bocca
un passaggio
d'anima
un regalo
invisibile
una via
d'uscita

Fatemi
respirare
la vostra stessa aria

Lasciatemi
condividere
questa stessa cella

Guardatemi
ora
senza pena
o compassione



M a y b e I j u s t w a n t t o f l y ; w a n t t o l i v e , d o n ' t w a n t t o d i e .
M a y b e I j u s t w a n t t o b r e a t h e .
M a y b e I j u s t d o n ' t b e l i e v e .
M a y b e y o u ' r e t h e s a m e a s m e : w e s e e t h i n g s t h e y ' l l n e v e r s e e .

lunedì 22 marzo 2010

Cinquantotto.

Primule
Quasi un mese che non passo di qui!
La scuola sta cercando di uccidere la mia fantasia.
Ma ricomincio a vedere i fiori, e quando il sole fa capolino tra le coltri di nuvole torno a ballare!
La pioggia di Marzo è la più viva.
Buona primavera a tutti.



domenica 21 febbraio 2010

Cinquantasei.

Oggi
Oggi ho voglia di fotografare quello che siamo
ho voglia di suonare un pianoforte arancione
ho voglia di guardare il sole in faccia
ho voglia di leggere vecchie poesie
ho voglia di camminare sul bordo del marciapiede
ho voglia di contare le differenze per trovare che niente è cambiato
ho voglia di un abbraccio e di un bacio sulla fronte
ho voglia di mettere guanti e cappotto e tacchi
ho voglia di guardare fuori dalla finestra
ho voglia di accarezzare lo stregatto
ho voglia di perdermi nel gomitolo di strade
ho voglia di aprire le braccia quanto riesco
ho voglia di salire sul tetto
ho voglia di ascoltare l'erba che cresce



sabato 20 giugno 2009

Diciannove.

Keine lust.
Non voglio l'estate.
Quest'anno proprio non mi va.
Non ne ho voglia.

Lasciatemi la primavera.
Per favore! La primavera!



sabato 6 giugno 2009

Diciotto.

S. Beckett
1

why not merely the despaired of
occasion of
wordshed

is it not better abort than be barren

the hours after you are gone are so leaden
they will always start dragging too soon
the grapples clawing blindly the bed of want
bringing up the bones the old loves
sockets filled once with eyes like yours
all always is it better too soon than never
the black want splashing their faces
saying again nine days never floated the loved
nor nine months
nor nine lives

2

saying again
if you do not teach me I shall not learn
saying again there is a last
even of last times
last times of begging
last times of loving
of knowing not knowing pretending
a last even of last times of saying
if you do not love me I shall not be loved
if I do not love you I shall not love

the churn of stale words in the heart again
love love love thud of the old plunger
pestling the unalterable
whey of words

terrified again
of not loving
of loving and not you
of being loved and not by you
of knowing not knowing pretending
pretending

I and all the others that will love you
if they love you

3

unless they love you



mercoledì 3 giugno 2009

Diciassette.

Si vive di ricordi, signori, e di giochi!
Giochi e ricordi, giochi e ricordi, giochi e ricordi.
Qual è tra le due cose la più seria? Di cosa parlate, voi, quando parlate al passato, quando dite “noi”? Parlate di giochi, o di ricordi? Ricordi? Siete sicuro di voler ricordare? Mio adorato Mario Jemenez, mi avete avuta come nella mia vita nessuno mi ha mai avuta. Nessuno, e mai. Ma c’era qualcosa nel vostro dichiararvi mio che sapeva di amaro, pur profumando di viola, pur essendo in un certo qual modo sincero. Sincero? Qualche parola ripetuta all’infinito, qualche parola che mi fece poi ridere nella disperazione, qualche parola che se riletta adesso fa ancora tremare - nonostante il tempo che scorre implacabile e mai stanco, nonostante le esperienze che si susseguono senza pausa, nonostante la vita che continua.
Sempre.
Mai.
Dove il sempre intende un infinito relativo alla durata, un infinito dall’inizio alla fine, un infinito con una fine effettiva, un sempre per modo di dire; e il mai, allo stesso modo, si riferisce a quel tempo, a quel tempo ben determinato, a quei giorni scappati. Mai e sempre sono passati, sono finiti, sono arrivati. E giunti al termine di questa storia, che è stata e tutti si comportano come se non fosse, che è passata e allo stesso tempo No. Che è finita come è finita, che è finita perché è finita, che è finita quando è finita, che è finita se è finita, che è finita per volere di qualcuno che, allora, se non sono io e non siete voi, non ho mai conosciuto nè ho mai veduto. Ma adoro ricordare, e voi sapete che sono una nostalgica; adoro ricordare senza malinconia, adoro ricordare con sorrisi e risate, e non pensare a come sono stata male dopo, ma pensare a come stavo bene in quel momento. In quel che momento che ricordo.
Ricordo, ad esempio, che una volta mi accompagnaste a casa. Forse voi avete dimenticato - al contrario di me, voi adorate scordare - ma era sul finire della primavera, mentre l’estate si avvicinava vertiginosamente, una mostro avanzante. Più o meno come oggi; sì, un giorno come oggi. Mi accompagnaste a casa, dicevo, e mi diceste, tra labbra e sorrisi, che mi amavate, e lo diceste ripetendo il mio nome, lo diceste sussurrandolo, così che nessuno potesse rubarvi quelle parole, e neanche il vento, né le stelle invidiose le sentirono, furono solo mie, in quel momento furono solo per me. Non so se lo diceste con leggerezza o se foste serio, ma mi piace pensare che mi amaste davvero e profondamente, amo sognare cosa sarebbe stato, come sarebbe stato, cosa sarebbe adesso ciò che non è e non sarà. Non so se poi l’amaro che sentii sulla punta della vostra lingua fosse il sapore che fumo e alcol lasciano sulla vita, o se magari fosse qualcosa di più grave - un tocco di falsità poggiato sul rosso caldo.
Ricordate quando perdevate il controllo di voi stessi, quando non riuscivate più a fermarvi? Qualche volta rimaneste travolti anche voi, inutile nasconderlo ancora. O quando ancora non ci si esprimeva, ricordate che buffo? Ora come ora mi fa sorridere il pensiero di quei giorni in cui non si era nascosti ma neanche mostrati. Quella sera in cui mi suonaste nel caos, ma io sentii lo stesso il vibrare delle corde e le note della vostra voce, nonostante i rumori chiassosi dietro di noi. La stessa sera in cui vi dichiaraste, ricordate? Mi sembra ieri, a ripensarci. Di fatto, tutto questo è lungi da queste mie parole, e forse sarebbe ora di salutarsi una volta per tutte. Come quando vi chiesi un ultimo bacio; ricordo anche questo! Non so se presa dalla disperazione di non sentirvi più o semplicemente desiderosa di un ultimo schiocco, vi chiesi di baciarmi ancora una volta - quando mai mi venne in mente una simile proposta, con le lacrime che mi offuscavano più la mente che gli occhi!
Suvvia, non parlerò oltre, lo prometto. Ma, mio signore, io odio gli addii, e voi lo sapete bene - se mi conoscete ancora come mi conosceste.
Io vi ricorderò perché amo ricordare, amo i ricordi e li ho sempre amati, ho amato voi e così sempre vi ricorderò. Se voi preferite dimenticare, come so che è, cercherò di impedirvelo, con tutte le mie forze, con tutto ciò che posso. Non posso molto, è vero, ma adopererò tutto ciò che è in mano mia per farvi ricordare, per rendermi indelebile ai vostri occhi di cielo.
Le parole impresse sulla rocca del tempo con il mio sguardo - e con la vostra penna, mio amore - sono svanite come se la roccia si fosse sgretolata, diventando un’inutile mucchio di granelli di sabbia; spiaggia baciata dal mare, come solo l’amore può fare. Questo è finito, come sempre finisce tutto, questo tempo è scappato e voi ora scomparirete, forse per sempre, a questi occhi di foglia matura.
Fate come desiderate, come avete sempre agito: fate quel che vi sentite. E magari prima o poi capirò le vostre parole intricate, i vostri brindisi complicati alla salute di non so chi.
Vi saluto, io che in quel tempo fui per sempre vostra, ma spero che ci incontreremo ancora, in una qualche stazione, o sulla riva di un qualche fiume.
Beatriz



domenica 26 aprile 2009

Sedici.

Someone to love,
somebody new.
Someone to love:
someone like you
.

Love, love me do:
you know, I love you.
I'll always be true,
so, please, love me do.


venerdì 17 aprile 2009

Quindici.

Pedro Salinas.
No te veo. Bien sé
que estás aquí, detrás
de una frágil pared
de ladrillos y cal, bien al alcance
de mi voz, si llamara.
Pero no llamaré.

sabato 21 marzo 2009

Quattordici.

Io c'ero.
Data memorabile. Ventùn Marzo Duemilaenove.

No reason why

La mia foto
fiori colori sole prato profumi mani voce labbra gonna greco pianoforte basso italiano luce fotografia biro.