Life is a laugh.


Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither while they pass, they slip away across the universe.

Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,
they tumble blindly as they make their way across the universe.

In the depth of winter, I finally learned that there within me lay an invincible summer.

mercoledì 3 giugno 2009

Diciassette.

Si vive di ricordi, signori, e di giochi!
Giochi e ricordi, giochi e ricordi, giochi e ricordi.
Qual è tra le due cose la più seria? Di cosa parlate, voi, quando parlate al passato, quando dite “noi”? Parlate di giochi, o di ricordi? Ricordi? Siete sicuro di voler ricordare? Mio adorato Mario Jemenez, mi avete avuta come nella mia vita nessuno mi ha mai avuta. Nessuno, e mai. Ma c’era qualcosa nel vostro dichiararvi mio che sapeva di amaro, pur profumando di viola, pur essendo in un certo qual modo sincero. Sincero? Qualche parola ripetuta all’infinito, qualche parola che mi fece poi ridere nella disperazione, qualche parola che se riletta adesso fa ancora tremare - nonostante il tempo che scorre implacabile e mai stanco, nonostante le esperienze che si susseguono senza pausa, nonostante la vita che continua.
Sempre.
Mai.
Dove il sempre intende un infinito relativo alla durata, un infinito dall’inizio alla fine, un infinito con una fine effettiva, un sempre per modo di dire; e il mai, allo stesso modo, si riferisce a quel tempo, a quel tempo ben determinato, a quei giorni scappati. Mai e sempre sono passati, sono finiti, sono arrivati. E giunti al termine di questa storia, che è stata e tutti si comportano come se non fosse, che è passata e allo stesso tempo No. Che è finita come è finita, che è finita perché è finita, che è finita quando è finita, che è finita se è finita, che è finita per volere di qualcuno che, allora, se non sono io e non siete voi, non ho mai conosciuto nè ho mai veduto. Ma adoro ricordare, e voi sapete che sono una nostalgica; adoro ricordare senza malinconia, adoro ricordare con sorrisi e risate, e non pensare a come sono stata male dopo, ma pensare a come stavo bene in quel momento. In quel che momento che ricordo.
Ricordo, ad esempio, che una volta mi accompagnaste a casa. Forse voi avete dimenticato - al contrario di me, voi adorate scordare - ma era sul finire della primavera, mentre l’estate si avvicinava vertiginosamente, una mostro avanzante. Più o meno come oggi; sì, un giorno come oggi. Mi accompagnaste a casa, dicevo, e mi diceste, tra labbra e sorrisi, che mi amavate, e lo diceste ripetendo il mio nome, lo diceste sussurrandolo, così che nessuno potesse rubarvi quelle parole, e neanche il vento, né le stelle invidiose le sentirono, furono solo mie, in quel momento furono solo per me. Non so se lo diceste con leggerezza o se foste serio, ma mi piace pensare che mi amaste davvero e profondamente, amo sognare cosa sarebbe stato, come sarebbe stato, cosa sarebbe adesso ciò che non è e non sarà. Non so se poi l’amaro che sentii sulla punta della vostra lingua fosse il sapore che fumo e alcol lasciano sulla vita, o se magari fosse qualcosa di più grave - un tocco di falsità poggiato sul rosso caldo.
Ricordate quando perdevate il controllo di voi stessi, quando non riuscivate più a fermarvi? Qualche volta rimaneste travolti anche voi, inutile nasconderlo ancora. O quando ancora non ci si esprimeva, ricordate che buffo? Ora come ora mi fa sorridere il pensiero di quei giorni in cui non si era nascosti ma neanche mostrati. Quella sera in cui mi suonaste nel caos, ma io sentii lo stesso il vibrare delle corde e le note della vostra voce, nonostante i rumori chiassosi dietro di noi. La stessa sera in cui vi dichiaraste, ricordate? Mi sembra ieri, a ripensarci. Di fatto, tutto questo è lungi da queste mie parole, e forse sarebbe ora di salutarsi una volta per tutte. Come quando vi chiesi un ultimo bacio; ricordo anche questo! Non so se presa dalla disperazione di non sentirvi più o semplicemente desiderosa di un ultimo schiocco, vi chiesi di baciarmi ancora una volta - quando mai mi venne in mente una simile proposta, con le lacrime che mi offuscavano più la mente che gli occhi!
Suvvia, non parlerò oltre, lo prometto. Ma, mio signore, io odio gli addii, e voi lo sapete bene - se mi conoscete ancora come mi conosceste.
Io vi ricorderò perché amo ricordare, amo i ricordi e li ho sempre amati, ho amato voi e così sempre vi ricorderò. Se voi preferite dimenticare, come so che è, cercherò di impedirvelo, con tutte le mie forze, con tutto ciò che posso. Non posso molto, è vero, ma adopererò tutto ciò che è in mano mia per farvi ricordare, per rendermi indelebile ai vostri occhi di cielo.
Le parole impresse sulla rocca del tempo con il mio sguardo - e con la vostra penna, mio amore - sono svanite come se la roccia si fosse sgretolata, diventando un’inutile mucchio di granelli di sabbia; spiaggia baciata dal mare, come solo l’amore può fare. Questo è finito, come sempre finisce tutto, questo tempo è scappato e voi ora scomparirete, forse per sempre, a questi occhi di foglia matura.
Fate come desiderate, come avete sempre agito: fate quel che vi sentite. E magari prima o poi capirò le vostre parole intricate, i vostri brindisi complicati alla salute di non so chi.
Vi saluto, io che in quel tempo fui per sempre vostra, ma spero che ci incontreremo ancora, in una qualche stazione, o sulla riva di un qualche fiume.
Beatriz



1 commento:

giardigno65 ha detto...

scarabocchiato divinamente !

No reason why

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