Life is a laugh.


Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither while they pass, they slip away across the universe.

Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,
they tumble blindly as they make their way across the universe.

In the depth of winter, I finally learned that there within me lay an invincible summer.

lunedì 26 ottobre 2009

Trentanove.

Tornerai..
Che imbroglio!
Se per innamorarmi basta un'ora, che fretta c'era?
Maledetta primavera!



lunedì 19 ottobre 2009

Trentotto.

I don't feel like writing.
..E' come essere in alto mare.
In qualche modo ci sei arrivato, no? Come? Su di un materassino.
Hai viaggiato su di un materassino gonfiabile.
Hai pure faticato, per trovarti ora in alto mare.
Proprio come quando sei sopra a questo dannatissimo materassino, e ti buttano giù, in acqua.
Un secondo prima eri asciutto, eri calmo, con il calore del sole sulle spalle. Un secondo dopo sei nell'acqua salata, il freddo ti rincoglionisce e non capisci più un cazzo. E tutto quello che fai è cercare quello stupido materassino: unica possibilità di salvezza. Lo trovi. Lo trovi e ti ci attacchi morbosamente, non lo molli più, lo abbracci.
La tua vita in mano ad un materassino gonfiabile. E' così, no?
Lo stupore della scoperta di una brutta notizia, trovarsi improvvisamente nel luogo dove si voleva arrivare per accorgersi che non è come lo immaginavi.
Volevi la libertà, l'acqua sotto di te a cullarti ed il sole sopra a riscaldarti. E invece, dove sei?
In alto mare. Delusa, bagnata, salata. Sali ancora sul tuo materassino con una sola domanda in testa. La solita.
Perchè?
Perchè le mie aspettative sono state deluse?
Perchè niente è andato come doveva?
Perchè sono venuta fin qui?
Perchè ho faticato per arrivare qui, e ora sono solo più triste di prima?
Questa è la libertà?
La libertà tanto agognata nei tempi passati, tanto rivendicata tutt'oggi?
Perchè fai sempre lo stesso errore. Non confondere solitudine con libertà.
E ora? Cosa sei? Solo, o libero? Forse tutt'e due.
Ma si può essere liberi, quando si è soli?
Libero di cosa?
Libero di fare quello che vuoi. All'interno del tuo stupido materassino.
Libero di pensare quel che vuoi. Di esporre i tuoi pensieri. Ma a chi? Al mare?
L'oceano, che ti ha sempre affascinato così tanto, improvvisamente diventa il guardiano della tua stessa prigione. Pensavi di essere libero. Sei ancora incatenato. Solo che, adesso, sei anche solo.
Cosa ci hai guadagnato? Si dice che dagli errori s'impara.
Io, da questo viaggio, ho imparato solo che le mie aspettative sono sempre troppo alte.
E, come al solito, l'ho capito troppo tardi.
L'ho capito adesso, che sono in alto mare.



PS.
Questa cosa, che, come al solito, non so come chiamare o definire, è stata scritta in realtà nel mio Aprile 2008. Ho deciso di pubblicarla qua perchè mi era tornata in mente parlando di tutt'altro con un mio amico. E basta.

venerdì 16 ottobre 2009

Trentasette.

My weakness is that I care.

Quando dico che "la mia debolezza è che a me importa", mica scherzo.
Voglio dire, ora come ora non mi riferisco a nulla di particolare, ma di fatto è una carenza mica da poco. Oddio, non è una carenza, mi sono espressa male.. Chiedo venia. E' una.. mhm.. boh. Non saprei.

Ci pensavo oggi sull'autobus (la maggior parte dei miei ragionamenti osceni nascono durante i viaggi); il fatto che a me interessi è un'arma degna di nota. Ci sono cose riguardo alle quali non me ne frega veramente nulla di quello che la gente pensa; ma il problema non è la gente in generale. Il mio problema sono le persone. E, sai, non è la stessa cosa. Perchè la gente è un mucchio di persone a caso, la gente è la folla nella sua totalità. Quello che a me preoccupa è il pensiero del singolo, il giudizio della persona sola. Perchè la gente non si divide, la gente è tutta unita per forza. Le persone si separano invece. E nel momento in cui differisco una persona dall'altra, posso vedere con chiarezza che il parere di alcuni mi può interessare, quello di altri no.

Ecco, questi alcuni dei quali m'interessa il pensiero sono un problema in realtà.
Ovvio che tra gli alcuni eletti ci siano i miei amici, i miei parenti. Ma ci sono persone che io stimo profondamente senza che loro lo sappiano; capita piuttosto spesso che io stimi profondamente un individuo che di contro mi è ostile, con ogni probabilità sto antipatica a molte delle persone che stimo.

Questo è semplicemente perchè c'è di mezzo qualcosa come l'invidia; nel senso che spesso sono io stessa a detestare una persona che sotto sotto ammiro. E' normale, è una cosa tanto naturale quanto insopportabile.

Queste persone hanno un arma tremenda contro di me, hanno questo dannatissimo asso nella manica che spesso non disdegnano di usare. Accidentaccio.

Potrebbe essere un problema, sul serio!

Poi, eliminando il discorso di quelle persone con cui condivido un meraviglioso odio reciproco, subentra un ragionamento strano.

Il professore e l'alunno. L'alunna, sarebbe meglio.
Se io stimo un mio professore in quanto tale, come posso sapere cosa pensa lui di me?
Se io amo scrivere e questa persona odia il modo in cui scrivo, come posso prenderla bene?
Il giudizio in un tema è molto soggettivo, purtroppo. Io quest'anno ho cambiato professori, tutti: come faccio? Domani ho il tema. Che titolo mi darà? Mi piacerà?
Se non mi piace la traccia il tema è per forza brutto.
Devo essere ispirata. (<- Anche questo è un problema)

Ecco, se a questo professore non piacesse il mio scrivere?
Sinceramente non me ne frega proprio di cosa pensi di me come persona. Non importa questo.
E' la scrittura, il tema, l'argomentazione, l'italiano, l'effetto, la punteggiatura.
Se veramente non andassi bene?

Oh cielo.
Che nervi.



giovedì 8 ottobre 2009

Il vero post numero Trentasei.

So what?
Venivo da dietro e andavo verso davanti.
Una donna faceva lo stesso ma nel senso opposto. Ci siamo incrociate, sullo stesso marciapiede, e lei avvicinandosi mi guardava. Era incinta, un bel po’ incinta - oserei dire, e, avanzando, si accarezzava il pancione rotondo. E mi guardava.
Ho pensato che io in fondo ho 16 anni. E 16 anni vuol dire avere davanti tutta la propria vita. Una vita. Un’intera vita: ho una vita e posso farci quello che voglio. Vuol dire non sapere cosa ne sarà di me. Così succede che immagino il mio futuro; ma non me lo creo dal nulla, perchè non nei sarei capace. Se io creassi il mio futuro immaginandolo lo farei basandomi sulla mia persona. Ma nella crescita è proprio questa che cambia per prima, togliendomi dunque la base sulla quale posso immaginare. Per questo è impensabile il mio futuro. Su qualcosa mi devo basare, non posso crearmi un’idea senza una base. Così lascio spesso perdere questo discorso e semplicemente mi guardo intorno, e vedo cose, vedo persone. Vedo persone adulte e penso “mi immagino così da grande!”, o anche “giuro che non sarò mai così”. In questo modo ho preso molte decisioni importanti sulla mia vita. Mi sono ripromessa che non ingrasserò mai all’estremo del possibile, che non mi tingerò i capelli di blu dopo i 50 anni, e che non avrò i suddetti capelli lunghi e sciolti quando saranno consumati dal tempo, che verso i quarant’anni non metterò il rossetto con anche la matita attorno alle labbra perché fa puttana economica. Ad esempio, vedendo la mia prof di matematica ho deciso che non metterò mai un vestitino aderente come quello che aveva addosso l’altro giorno se mi accorgerò di avere la pancia, le tette cadenti e il sedere piatto con mutande di pizzo in trasparenza. Mi pare una saggia decisione, e non da poco.
Così quando cammino per strada osservo tutte le donne che vedo in giro e commento. Non giudico, attenzione: non insulto né nulla di simile (la prof di matematica è un caso particolare); semplicemente decido se voglio essere così o meno. In fondo è facile vestire un corpo giovane e pimpante; tra l’altro il mio non mi dà gravi problemi.
Ma quando cadrò a pezzi? Ogni età ha una sua bellezza, non ce n’è una brutta, ovviamente, ma bisogna capire come non cadere nel ridicolo. E’ difficile. Così squadro persone che non conosco e penso “sì”, “no”, “sì”, “no”, “sì“, “no“.
Ho pensato che la signora incinta che ho incrociato pensasse qualcosa di affine, accarezzandosi il pancione.
Voglio che mia figlia diventi così? Va bene così? La lascerò vestire così? Potrà camminare a testa alta con le cuffie nelle orecchie e passo deciso?
Forse una futura mamma ragiona come me. In fondo, come io vedo per il mio futuro un grosso punto di domanda, lei vede in ogni ragazza, o ragazzo, un possibile futuro per il quasi nato. Forse.
E forse anche lei vedendo in giro i soliti adolescenti pensa “sì”, “no”, “sì”, “no”.
Mi sono per un momento chiesta cosa si sia risposta, guardandomi, quella signora. Sono da sì o sono da no?
Sì, no, sì, no, sì, No.
Chissà se poi anche lei, alla fine della giornata, guardando l’ultimo passante appena prima di rientrare definitivamente in casa, smette di scegliere tra il positivo e il negativo, per tornare al solito “chissà” di partenza, sempre senza risposta, sempre senza soluzione.



mercoledì 7 ottobre 2009

Un post che si crede il Trentasei.

Scrivere un altro post uguale non avrebbe avuto senso.

Vi linko un mio amico.
(Sì, sono pigrissima)

Berlusconi! Prrrrr!

PS.
Ale puzzi.

sabato 3 ottobre 2009

Trentacinque.

Uno sfogo qualsiasi.
Oggi volevo andare alla manifestazione per la libertà di stampa.
Sono particolarmente legata a tutto ciò che riguarda la libertà; in particolare, la libertà di espressione. E' nella mia indole, è così e basta. Da piccola volevo fare la giornalista.

Come capita spesso, i miei hanno intenzione di andare in campagna per il week end. Mi chiedo per quale motivo io debba seguirli. Devo seguirli per stare due giorni in isolamento chiusa in una stanza a fare matematica. Mi pare divertente.

Del resto, mica posso rimanere a Milano da sola!
Come faccio ad attraversare la strada, senza la manina della mamma? Dovrei passare tutto il week end da questo lato del marciapiede. Sarebbe terribile.

Ma loro si divertono lì. E mai contraddirli.. Non si osi! E' un posto fantastico, punto e basta. C'è tutto quello di cui una persona può avere bisogno. C'è tutto quello di cui io abbia bisogno: gli amici dei miei genitori, i parenti dei miei genitori, la casa dei miei genitori. E' tutto quello di cui ho bisogno, no? E' lì il succo della vita di una sedicenne. Gli amici dei genitori.
Donne isteriche per la menopausa spaventosamente in arrivo che chiaccherano dei figli che non sono mai bravi abbastanza e della dieta che non funziona, affiancate da uomini in carriera che si divertono con cazzate immonde e battute a sfondo sessuale. Non vedo l'ora!
Ma che non si dica che io non mi diverta. Non osi io proferir parola riguardo la noia e lo schifo di quel posto!

Mi chiedo che cazzo ci sarei andata a fare alla manifestazione per la libertà di stampa quando non posso aprire bocca neanche in casa mia.



giovedì 1 ottobre 2009

Trentaquattro.

Passo e chiudo.
Prima di stasera non avevo mai guardato Striscia la Notizia.
Dopo stasera non guarderò mai più Striscia la Notizia.



No reason why

La mia foto
fiori colori sole prato profumi mani voce labbra gonna greco pianoforte basso italiano luce fotografia biro.