Life is a laugh.


Words are flowing out like endless rain into a paper cup,
they slither while they pass, they slip away across the universe.

Thoughts meander like a restless wind inside a letter box,
they tumble blindly as they make their way across the universe.

In the depth of winter, I finally learned that there within me lay an invincible summer.

mercoledì 4 novembre 2009

Quarantuno.

What the hell's your name?
What's your pleasure and what is your pain?
Do you dream too much?
E se davvero alcuni spiriti restassero legati al proprio corpo morto?
Nell'aula di scienze c'è uno scheletro umano in una teca di vetro ben sigillata; uno scheletro vero, uno scheletro che è stato vivo. Ho chiesto alla professoressa di chimica e biologia; dice che non si sa chi fosse o che origini avesse, non ne conosciamo il sesso nè tanto meno l'aspetto. E' solo lì rinchiuso nella sua immobile posizione verticale.
Manca il dente davanti superiore, quello sinistro; è l'unico dettaglio non a posto, l'unica cosa non perfetta; le ossa sono integre e senza un graffio.
Solo qualche volta ne vedo l'anima; una donna disperata con gli occhi spalancati e lo sguardo di terrore. E' quasi trasparente, quando la guardo riesco a indovinare lo scheletro dietro di lei, la attraverso con lo sguardo come il vetro della sua stessa minuscola stanza.
E' incatenata a quello che era il suo corpo, le sue ossa; è imprigionata nella teca di vetro con lui. Mi uccide con i suoi occhi disperati, batte contro il vetro della sua galera silenziosamente e senza che nessuno la noti. Urla senza voce, colpisce il vetro senza suono; per quanto sia visibile, è chiaramente intangibile, inconsistente. Ma è poi visibile? Perchè nessuno fa niente per liberarla? La vedono, loro? La vedete? Sono solo io?
La catena ed il lucchetto che tengono chiusa la sua colonna di vetro e legno non si muovono nè vibrano ai suoi colpi disperati. Niente e nessuno si accorge della sua inquietudine.
I neri capelli spettinati, il dente che manca sotto le labbra rosse. La pelle candida con le gote rosee. Non è vecchia.
Il solito sguardo sconvolto: cosa le sta succedendo? Perchè non la lasciano fuggire? Così è appiccicata ad un corpo che probabilmente sapeva usare, che addobbava ogni mattina e spogliava ogni sera, che mostrava a chi ne era degno. Chiuso in quattro piccole pareti perchè qualche liceale possa vedere un esempio di ossatura umana.
Anche se potrebbe essere il contrario. Potrebbe essere quello spirito il vero prigioniero.
Il corpo, quel che la decomposizione non ha distrutto, può in realtà essere un mezzo, un modo per tenere ferma la donna.
Quale rabbia implacabile si può nascondore dietro occhi terrorizzati e capelli in disordine!
La guardo ancora; cerco di leggerla ma mi è impossibile, è un'anima dannata. Chi, o cosa, mente meglio di una donna preda della disperazione?
Improvvisamente mi pare cattiva; non provo più alcuna compassione ora che, osservandola, prendo in considerazione la possibilità di uno spirito rabbioso e bugiardo, la sua ipotetica vendetta. Perchè potrebbe essere arrabbiata?
La prima cosa che mi viene in mente è un figlio.
Forse un marito, o un amore di qualsiasi genere. E' così triste..

Chi sei? Ti vedo davvero solo io? Mi percepisci? Come ti chiami?

Si volta, mi osserva, mi penetra con i suoi occhi di ghiaccio; un barlume le illumina per un istante l'espressione spenta.
L'ennesimo urlo silenzioso prima di accasciarsi a terra, alla base del piedistallo nero su cui si erge la sua morta figura.

"Aiutami. Aiutami."



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